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  • serpico6103

I Padroni della città.




Sono tra noi, parlano e passeggiano per le strade, sorridono e vestono bene, ma a differenza nostra comprano, costruiscono, corrompono e trafficano in droga e armi. Sono gli esponenti dei clan mafiosi che dall’inizio degli anni sessanta si sono insediati nel Lazio e a Roma. Qui fanno arrivare tonnellate di cocaina dal Sud America e di hashish dal Nord Africa. Riciclano il denaro sporco attraverso le aste giudiziarie del Monte dei Pegni, dove i gioiellieri vengono estromessi da uomini con pacchi di soldi provenienti dal narcotraffico. Comprano autosaloni ormai allo stremo. Il loro obiettivo? Riciclare quanti più soldi è possibile. Ci si trova di fronte ad un patto tra cosche di camorra ormai trapiantate in pianta stabile nella capitale, famiglie di Cosa Nostra e ‘Ndrangheta e criminalità organizzata capitolina. Qui la mafia riesce a convivere, a differenza delle altre regioni. Qui i clan lavorano per infiltrarsi nella macchina amministrativa e politica. Il copione è sempre lo stesso. Figure imprenditoriali di spicco dell’edilizia e del commercio arrivano nelle città e iniziano a stabilire ottimi rapporti a vari livelli con tutti. Un metodo collaudato che nelle regioni del sud ha già dato i suoi frutti. Appalti pubblici per centinaia di milioni di euro. Con questo metodo le cosche arrivano ovunque e Roma mostra il terreno fertile necessario per tutti i gruppi mafiosi. Roma, insomma, città aperta alle mafie dove ‘Ndrangheta, camorra e Cosa Nostra investono in ogni settore economico. Roma come Africo o Napoli o Palermo verrebbe da dire. Ma a Roma, secondo alcuni e nonostante i morti ammazzati, i regolamenti di conti, gli inseguimenti per le vie della capitale, le sparatorie e gli agguati in pieno giorno, la mafia non esiste. È solo un modo per gettare fango sulla Capitale. Si dicevano le stesse cose nella Sicilia degli anni ottanta quando i viddani di Totò Riina e Bernardo Provenzano assaltarono Palermo e in tre anni, tra il 1979 e il 1982, lasciarono sul terreno oltre mille morti ammazzati e decapitarono i vertici delle Istituzioni. Forse il paragone è azzardato ma rende l’idea. Uno spaccato di realtà Le attività di contrasto al fenomeno mafioso sul litorale romano di Ostia condotte dalle Forze di Polizia e sotto il coordinamento della procura di Roma, prendendo in esame il segmento degli ultimi venti anni, attraverso i media hanno più volte parlato di duri colpi, di smantellamento e addirittura di annientamento del fenomeno mafioso sul litorale romano. Mi riferisco ad esempio ad operazioni come quella denominata “Anco Marzio”, messa in piedi a seguito dell’omicidio del boss Paolo Frau, condotta alcuni anni fa dalla squadra mobile di Roma. Detta operazione si concluse con una serie di arresti di personaggi dediti ad attività illecite sul territorio di Ostia ma alla fine non è stata idonea a smantellare, annientare o distruggere un bel niente. Ne tantomeno a far luce sul brutale omicidio di Paolo Frau. Sono decenni che la mafia a Roma stringe legami sempre più solidi con politici, pubblici amministratori, pezzi dello stato. Sono decenni che la Mafia a Ostia, traffica, ricicla, estorce, ricatta, distrugge e soprattutto uccide. Solo negli ultimi vent’anni si è registrato un numero impressionante di omicidi maturati ed eseguiti in ambito mafioso i cui autori restano ad oggi ignoti. Un altrettanto numero impressionante di estorsioni, incendi dolosi. Si è giunti alla fine di Luglio 2013 alla oramai famigerata operazione di polizia “Nuova Alba”, che a onor del vero aveva donato nuove speranze a tutti quei cittadini onesti che qui oggi mi sento onorato di rappresentare. Nomi, fatti, personaggi anche se in parte già noti e che potevano essere colpiti già un decennio fa, avevano tuttavia per la prima volta nella storia, delineato l’esistenza di associazioni mafiose sul territorio. Apparivano quindi chiare finalmente le responsabilità, i legami della criminalità con il c.d. “terzo livello” e quindi dopo una scrematura della manovalanza più abbietta noi tutti fiduciosi siamo rimasti in attesa di un qual cosina di più. Da quel Luglio è trascorso oramai più di un anno e di quali risultati possiamo effettivamente parlare? I giornali, la televisione hanno proclamato ancora una volta la sconfitta della mafia a Roma. Allora è quindi lecito pensare che la mafia sul litorale romano non esiste più? Gli autori di tutti questi efferati omicidi mafiosi sono tutt’ora liberi ed impuniti. Chi sono e come vivono? Cosa stanno facendo ora? I loro arsenali sono ancora nelle loro disponibilità pronti quindi a colpire chissà quando e chissà dove. Quelli che hanno armato le loro mani, quelli che li hanno usati e continueranno ad usarli, ricevendo vantaggi non solo economici e concedendo in cambio grossi favori e concessioni, hanno oggi un nome? Sul territorio romano, attraverso l’aeroporto di Fiumicino sono transitati centinaia e centinaia di chili di droga dei quali per decenni nessuno si è accorto e solo per caso se ne avuta recentemente in parte cognizione. Quanto è costato, sta costando e continuerà a costare tutto ciò? 

Noi dell’Associazione Cittadini contro le Mafie e la Corruzione, così come tutti i cittadini onesti del nostro Paese, esigiamo risposte. 

Prof. Dr. Gaetano Pascale 

Referente per la Regione Lazio

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